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La classe flessiva dei plurali in -a in calabrese meridionale e siciliano (Italian talk)

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Le varietà calabresi meridionali e quelle siciliane presentano, accanto ai plurali in -i e, più raramente, in -ora, numerose forme di plurale in -a. Il talk si propone di offrire un confronto tra i dialetti calabresi e quelli siciliani, considerando in particolare i due seguenti aspetti:

1) Sul versante morfologico, i diversi meccanismi di espansione dei plurali in -a nel lessico. Nel solo siciliano, questi plurali scavalcano la barriera dell’inanimatezza, catturando i derivati [ animati] e [ umani] suffissati in -turi (piscatura ‘i pescatori’), -uni (patruna ‘i padroni’) ed -aru (putiara ‘i bottegai’), e sembrerebbero dunque più produttivi e vitali che non in calabrese. La produttività, tuttavia, non si misura solo in termini di type frequency sulla base di un’espansione interna al lessico, ma anche dalla capacità di innescare processi morfologici. Da questo punto di vista, il mantenimento della flessione in -a nelle forme alterate del calabrese (brazzicedda ‘braccini’, jiritedda ‘ditini’) diagnostica la non trascurabile vitalità di tale classe anche in queste varietà.

2) Sul versante sintattico, la presenza vs. assenza di un accordo dedicato in -a. Il calabrese meridionale mostra(va), seppur con tratti di forte recessività, una desinenza dedicata -a anche nei target dell’accordo. Ce ne sono esempi, per il calabrese di età medievale, nel ricettario medico di Luca Geracitano da Stilo (un poco de linni arsa ‘un po’ di legni bruciati’; falli bevere la celebrella de lo gallo ‘fagli bere le cervella del gallo’); per quello moderno, nelle cc. AIS 919 -920 (i ligna cotta ndumanu boni ‘la legna secca brucia bene’). Questo accordo non è documentato in siciliano, dove, come conferma il corpus Artesia già per la fase medievale, tanto i nomi in -a quanto quelli in -ora presentano accordo plurale in -i.

This talk is part of the Romance Linguistics Seminars (RoLinC) series.

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